Tanto malvagio da essere d’esempio. I clerici anglo-normanni e la descrizione di Guglielmo II Rufo, disgraziatamente re d’Inghilterra
DOI:
https://doi.org/10.4000/medievalista.1584Parole chiave:
Guglielmo Rufo, Anglo-Normanni, Cultura, Plantageneti, ChiericiAbstract
Guglielmo II detto Rufo, terzogenito di Guglielmo il Conquistatore, fu re d’Inghilterra dal 1084 al 1100, anno della sua improvvisa morte. Ottimo comandante e animo battagliero, Guglielmo Rufo riuscì a rafforzare il regno inglese e passò gran parte della sua reggenza in guerra con suo fratello maggiore e in aperto contrasto con la Chiesa. Passerà poi alla storia, tramite soprattutto la descrizione che ne daranno le cronache immediatamente successive la sua morte, come uno dei peggiori re d’Inghilterra. Durante l’XI e il XII secolo Guglielmo Rufo diventa l’exemplum di tutto ciò che un re non sarebbe dovuto essere. Nessun aspetto della regalità gli appartiene: non la grazia, non la giustizia, non l’abilità di governo. Il ritratto di Guglielmo Rufo è creato da ecclesiastici che ben ricordano, e accusano, la sua condotta nei riguardi della Chiesa. In questo articolo sono ricostruite in breve le tappe attraverso le quali autori come Guglielmo di Malmesbury e Orderico Vitale hanno descritto Guglielmo Rufo; poi sono prese in analisi alcune opere del XII secolo, come quelle di Giovanni di Salisbury, Walter Map e Giraldo Cambrense, dove la figura del malvagio re inglese diventa metro di paragone e di confronto per la contemporaneità. Il re, la cui morte misteriosa fu un “atto di giustizia” divina, si trasforma da uomo in exemplum.
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